IL CANZONIERE DI MONTECASSINO

La Musica a Napoli nel ’400 

 

Tutti conosciamo la grande stagione della canzone napoletana, a cavallo fra Ottocento e Novecento. Pochi di noi, probabilmente, hanno ascoltato un brano musicale che si suonava alla Corte aragonese di Napoli nel Quattrocento.

 

Il “Canzoniere di Montecassino” è un documento straordinario, giunto miracolosamente fino ai nostri tempi. È riuscito persino a sopravvivere al bombardamento che rase al suolo l’Abbazia nel febbraio del 1944.

 

Il manoscritto contiene 141 composizioni, 64 religiose e 77 profane; queste ultime presentano testi di varie lingue (quelle sacre sono, ovviamente, in latino): italiano, castigliano, catalano e francese, senza contare i dialetti italiani e le contaminazioni linguistiche.

 

Alfonso V d’Aragona, detto “Il magnanimo”, conquistò Napoli nel 1442. Il sovrano aveva sempre promosso la musica alla sua corte; cantori e musici lo accompagnavano nei suoi viaggi, anche quando si trattava di spedizioni militari.

 

La Cappella Reale, voluta da Alfonso, raggruppava cantanti e organisti guasconi, borgognoni, fiamminghi, spagnoli e italiani. Questa pluralità di esperienze fece in modo che la Cappella diventasse un mix di esperienze musicali diverse.

 

Quando si dice che la musica napoletana è “fusion”, contaminazione fra culture diverse, ricordiamoci che questa caratteristica viene da lontano.

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